17. nov, 2016
Il mondo “di là” Parte seconda. Il Vietnam
Parliamo ora del Vietnam.
Se guardiamo le statistiche scopriamo che anche qui esistono piò o meno le stesse “religioni” che in Cina, che esiste anche qui un controllo statale, e che anche qui esiste una “religione tradizionale”. Esistono tuttavia molte differenze pratiche che cercherò di delinearvi brevemente:.
Anzitutto in Vietnam il Buddismo “alla Vietnamita” è molto diffuso, enormemente di più di quanto dicano le statistiche. Un’alta percentuale di vietnamiti frequentano regolarmente il tempio ogni primo e quindici del mese del calendario lunare ed in ogni altra occasione in cui vogliono mettersi in contatto con “il mondo di là”. Una curiosità: le donne nei giorni del loro ciclo mensile non possono recarsi al tempio. Ovviamente nessuno controlla ma è un’abitudine molto sentita da ciascuno.
Voglio dire che I Vietnamiti non hanno mai smesso di essere religiosi e di pregare. In ogni casa c’è un angoletto (o nelle famiglie ricche un’intera stanza) dove esiste una specie di altarino e dove ci sono le fotografie o altri ricordi degli antenati. Questo è il punto più importante della casa e ci si ferma spesso a pregare.
Il Buddismo stesso è sempre stato molto importante. Nel 1963 quando ancora (e per molti anni a venire) esisteva la divisione fra Vietnam del Nord (Hanoi) e Vietnam del Sud (Saigon) , il Presidente del Sud era Ngo Dinh Diem, cattolico e con un fratello vescovo di Hue. Diem era mantenuto al potere dagli Americani e avversava ed era avversato dai monaci buddisti per questioni religiose e anche perché li accusava di sostenere il nord (comunista) ma non solo. Dopo una serie di manifestazioni dei monaci in tutto il Paese, un giorno il corrispondente dell’Associated Press fu avvisato di precipitarsi in un certo posto nel centro di Saigon dove stava per succedere qualcosa di mportante. Ciò che vide fu una processione di un centinaio di monaci ed una macchina azzurra da cui scese un monaco molto anziano e venerato: Thich Quang Duc. Aiutato da due monaci si adagiò su un cuscino nella posizione del loto. I due monaci lo cosparsero di benzina e lui stesso, con un fiammifero, si diede fuoco. Ebbe solo il tempo di dire:
Before closing my eyes and moving toward the vision of the Buddha I respectfully plead to President Ngo Dinh Diem to take a mind of compassion towards the people of the nation and implement religious equality to maintain the strength of the homeland eternally. I call the venerable, reverends members of the sangha and the lay Buddhists to organize in solidarity to make sacrifices to protect Buddhism. La macchina è ancora conservata in uno dei templi più famosi e visitati del Vietnam, con una meravigliosa vista sul fiume. (fig. 3)
L’immagine di questo monaco in preda alle fiamme fece rapidamente il giro del mondo, suscitando un’ondata generale di sdegno. Gli americani non potettero fare altro che abbandonare Diem al suo destino e sostituirlo con un altro dittatore forse peggiore. Ma questo è un capitolo della tragica guerra del Vietnam. Tornando ad oggi ed in argomento, qualche anno fa nel Vietnam, oggi riunificato, morì un monaco molto anziano e rispettato. Bene, molte altissime autorità a livello nazionale parteciparono, senza nascondersi in alcun modo, alle cerimonie funebri.
Dicevo un Buddismo “alla Vietnamita” e infatti cercherò di descrivervi un tempio buddista “non per turisti” specie quelli all’aperto che io preferisco. Siamo ad Hanoi; Scendo dal taxi con la mia accompagnatrice e mi avvio lungo una strada in terra battuta; ben presto a destra ed a sinistra cominciano a comparire delle piccole baracchette, degli “stand”. Ce ne sono di tre tipi: alcuni sono semplicemente dei piccoli ristoranti, molto alla buona ma con cibi gustosissimi per chi (mi riferisco agli stranieri) ci si trovi ed accetti di sedersi in un posto in cui l’igiene non è certo il massimo ed il cibo non è certamente occidentale. I fedeli, normalmente dopo aver terminato la parte religiosa del tour (diciamo verso le 11.00) si siedono, ordinano il pranzo e si rilassano un’oretta.
Nel secondo tipo di stand c’è una sedia su cui è seduto un uomo, normalmente anziano e silenzioso. Davanti a lui un tavolinetto e un paio di sedie. E’ il “fortune teller”, l’aruspice, quello che legge il tuo futuro e ti toglie le cattive influenze. Lo fa in vari modi nei quali non mi addentro per ora. Il devoto sceglie il fortune teller che preferisce (normalmente li conosce già tutti o quasi e sa chi gli è più confacente ) e la seduta può durare anche a lungo.
Il terzo tipo, normalmente vicino al tempio, è un negozio che vende tutta una serie di cose da offrire. Per prima cosa cibo, per lo più frutta, ma anche biscotti o dolci; poi fiori (ad Hanoi esistono delle bellissime rose); i soliti bastoncini votivi da bruciare; infine le cose apparentemente più inusuali: dollari americani (ovviamente si tratta di soldi finti, non di dollari veri), piccoli vestiti di carta, una serie di altri oggetti di carta. Tutta questa roba viene poggiata su un vassoio e portata al tempio. All’interno si vedono una serie di “cappelle” come le chiameremmo noi. Alcune sono dedicate al culto “degli immortali”, agli eroi della storia del Vietnam, alle persone che per un motivo o per un altro sono rimaste nella memoria del popolo. Ci si ferma si mette qualche bastoncino acceso, si fa un’offerta e si prosegue. Esistono poi le cappelle buddiste convenzionali che non sto a descrivervi perché più o meno tutti voi ne avete un’idea. Si sceglie quella ritenuta più importante e si posa il vassoio davanti alla statua del Buddha. I soliti bastoncini accesi e infilati nella sabbia, e ci si inginocchia a pregare. Per lo più la posizione non è eretta come nelle nostre chiese, le gambe sono orizzontali e le cosce sostanzialmente orizzontali anch’esse sono adagiate sulle gambe. Il busto è eretto e di tanto in tanto ci si piega fino a quasi posare la fronte a terra. Le mani sono giunte, palmo contro palmo, e oscillano continuamente dall’alto in basso (Fig. 4) Una curiosità. Talvolta il fedele, in questo caso per lo più una donna, chiede aiuto ad altre donne che si aggirano nel tempio, “perché lei sa come pregare”. Ne sceglie una, le racconta cosa intende dire e di che cosa ha bisogno, quest’ultima si inginocchia accanto a lei e pregano insieme. L’aiutante bisbiglia preghiere e la penitente annuisce e aggiunge qualcosa. Questa scena a me fa pensare allo scrivano che sedeva nella piazza dei piccoli paesi italiani. Ogni tanto si avvicinava un signore o una donna e gli chiedeva di scrivere una lettera al proprio congiunto al fronte nella prima guerra mondiale. Confidava quindi i propri pensieri, spesso i più intimi, a uno sconosciuto, ma era l’unico modo di comunicare con il proprio caro.
Una volta finito di pregare e deposta un’offerta, si va a pregare negli altri posti senza dimenticarne nessuno. A questo punto si vanno a prendere i soldi (finti) e gli altri aggeggi di carta e si vanno a bruciare in una specie di forno dove c’è una fiamma sempre accesa. Con un attizzatoio, si smuovono tutti i doni fino al completo incenerimento (Fig. 5). Una volta che questi riti sono stati completati si ritorna al vassoio, si lascia una parte del cibo per i monaci e si porta via il resto per mangiarlo a casa. Come ho detto prima, molto spesso c’è una sosta al ristorante ed un’altra di fronte ad una serie di banchetti dove vendono biglietti della lotteria o varie tessere del tipo “gratta e vinci”.
Ho parlato prima del fortune teller. Si tratta di un fenomeno della massima importanza e serietà in tutta l’Indocina e chiunque si sia trovato a contatto vero con quei popoli ne può dare ampia testimonianza. Del resto c’è un bellissimo libro di Tiziano Terzani, “un indovino mi disse” che parla proprio di questo. Ed a proposito di libri, se siete interessati alla storia di Matteo Ricci (il gesuita di cui ho parlato la volta scorsa) esiste anche qui un simpaticissimo libretto sull’argomento, scritto da Giulio Andreootti (il nostro ex uomo di governo). Oggi credo che sia introvabile, ma, passando in libreria, vale la pena spendere qualche minuto per provare a trovarlo, ve lo assicuro.
Io vi racconto un episodio che sembra incredibile. Avevo finito di negoziare un contratto per un grande impianto industriale, e aspettavamo, noi e i funzionari dell’ente di stato nostro Cliente, che il Governo approvasse il contratto con un decreto e ne autorizzasse la firma. Nel frattempo era stata fissata la data della cerimonia, era stato prenotato il locale dove si sarebbe svolta anche la cena, prenotato il gruppo per l’accompagnamento musicale, informata la televisione etc. Tutto quanto era necessario. Tutto pronto ma il decreto non arrivava ed io dovevo invitare il Presidente di tutto il nostro Gruppo e l’ambasciatore Italiano ai quali non potevo dire che ci sarebbe stata, in una certa data, una cerimonia per una firma che non era stata ancora autorizzata con un decreto del Primo Ministro.
Andai quindi dal mio Cliente, con il quale avevo un buon rapporto, e gli dissi “ siamo a ridosso della data fissata, il decreto non c’è e non sappiamo quando sarà firmato; perché non spostiamo la cerimonia di una settimana?” Risposta “ Stai tranquillo che faremo in tempo, avvisa sia il tuo presiedente che l’ambasciatore, finiamo di preparare i biglietti di invito per le persone che parteciperanno alla cerimonia (varie centinaia) e che distribuiremo subito dopo la firma del decreto. La data non si sposta”.
“Ma certamente mi nascondi qualcosa, spiegami per favore, perché io a mia volta devo dare spiegazioni”
“Non ti nascondo niente ma sono sicuro che la firma ci sarà”
“Siamo amici, come fai ad essere così sicuro?”
“Lo ha detto il fortune teller, quella è l’unica data propizia e nessuno si prenderà la responsabilità, neanche il primo ministro, di farla saltare”
Fui costretto a telefonare al Presidente a Parigi (che non aveva idea del mondo orientale, anzi era un cartesiano convinto) ed invitarlo alla cerimonia “perché lo aveva detto il fortune teller”.
A 48 ore dalla firma ci ritrovammo, io ed il mio cliente, seduti a guardare una macchina fax desolatamente silenziosa. A un certo punto cominciò a cigolare, un foglio fece capolino con l’immagine del sigillo del primo ministro. Non avevamo bisogno di sapere altro e ci abbracciammo !! (Fig. 6)
Il progetto fu un grande successo e l’impianto fu consegnato circa quattro anni dopo in una grande cerimonia. Esattamente 5 anni dopo quest’ultima data partecipai ad un’altra cerimonia per festeggiare i cinque anni di attività “dell’ impianto industriale di maggior successo in Vietnam” ed in quell’occasione il Presidente della repubblica vietnamita mi consegno la più alta decorazione che in quel paese può essere data ad uno straniero
Aveva avuto ragione il fortune teller?
In Vietnam ero diventato “uno di loro”. Ogni volta che si doveva chiedere la protezione “di là” oppure si doveva ringraziare “di là” per il successo di qualcosa ( e succedeva spesso) mi veniva chiesto di partecipare alla cerimonia e di pregare con loro. Mi prestavo di buon grado e mentre loro si occupavano dei riti che vi ho raccontato e che, con piccole varianti, erano sempre gli stessi, io mi fermavo da una parte a meditare.
Il mio tempio preferito, dove non ho mai visto uno straniero e che non fecero visitare neanche a mia moglie nonostante fosse venuta varie volte ad Hanoi, era sulla sponde di uno dei laghetti che ci sono in città, il più grande. Molto spesso una leggera nebbiolina avvolgeva le acque e nascondeva la sponda opposta nonostante fosse molto vicina. C’era ( e c’è ancora) un albero in prossimità della sponda, con un grosso ramo inclinato verso l’acqua. A quel ramo mi appoggiavo e restavo lì guardando il nulla e scrutando dentro me stesso. Varie volte, quando avevo un problema, mi facevo portare lì e andavo dritto verso quell’albero dove restavo a lungo, qualche volta più di un’ora, ma ogni volta tornai indietro da lì sereno: avevo trovato un momento di pace assoluta.(Fig.7)
E’ naturale che in questo contesto i miei amici locali si volessero occupare anche di me. Più di una volta mi fu chiesto di andare da un fortune teller perché mi “scrutasse”. Rifiutai sempre categoricamente: la mia storia, i fondamenti della mia cultura, tutto me stesso, si rifiutavano di accettare qualcosa che consideravo (e considero) una via di mezzo fra la stregoneria e la superstizione. Un giorno, andando al tempio sul lago, Phuong, una mia cara amica che mi accompagnò ed aiutò in tutta la mia avventura vietnamita e con cui sono ancora in contatto, andando al solito tempio (quella volta ero io ad averlo chiesto), una volta arrivati mi chiese di fermarci un attimo da un fortune teller. Intuiva che dovevo avere un problema e lo capii subito. Le dissi perciò:
“Phuong, sai bene non voglio assolutamente farmi scrutare e predire il futuro”
“lo so bene e rispetto la tua volontà, anche se secondo me hai solo paura di dare uno sguardo dal lato “di là”. Comunque non ti preoccupare, sono io a voler chiedere qualcosa”
“OK, ti accompagno e poi andiamo al mio albero”
Ci avviciniamo ad uno dei banchetti, ci sediamo, e loro due cominciano a parlare fitto fitto. Onestamente non ricordo cosa successe durante quella mezzoretta. Credo di aver voluto restare fuori da tutta la storia anche in maniera ostentata, quindi non volli avere neanche la curiosità di osservare. “Guardavo ma non vedevo” potrei dire.
Ci alzammo, Phuong diede un’offerta, e poi entrammo nel tempio, dove lei fece il suo solito giro ed io andai direttamente al mio albero.
Sulla via dell’uscita Phuong mi disse “Scusami ma te lo devo dire: avevi un grosso problema ma ti è stato risolto, o almeno così credo e spero”
Non mi arrabbiai, aveva cercato di aiutarmi in buona fede e avrebbe potuto anche non dirmi niente. Ricordando questa storia dopo molti anni e ripensando a quel mondo dove il “di qua” e il “di là” vivono in simbiosi, dico a me stesso: chissà, la mia mente dice di no, ma anche in Italia o in Francia, nella patria della razionalità, succede qualcosa di simile e ci si può credere o no, ma nessuno si scandalizza. Non mi riferisco alle migliaia di cartomanti che imperversano in televisione o sul web, né agli oroscopi, ma pensate a che cosa è stato Padre Pio per qualche milione di persone. Anche di lui si diceva che sapesse leggere nel tuo animo e fosse capace di vedere la tua vita passata, presente e futura. E del resto, vi ricordate la scommessa di Blaise Pascal, il grande pensatore francese? . Ma mi sto spingendo troppo oltre.
Non ho spazio per raccontarvi la storia assolutamente vera, che mi è capitata circa tre anni fa e che trascrissi appena salito sull’aeroplano che mi riportava a casa per essere sicuro di ricordarmi tutto. Essa mi toccò nel profondo e mi coinvolse emotivamente.Lo farò in un prossimo futuro.
Ultimi commenti
23.11 | 15:42
Grazie, leggo sempre con piacere i tuoi articoli.
19.09 | 17:02
O.K. !!!
31.05 | 14:33
Grazie a te. So bene che i miei articoli sono abbastanza "pesanti" e quindi talvolta noiosi
31.05 | 13:16
Notevole questo articolo del 30 maggio. Attendo con impazienza il seguito tra un mesetto! Grazie Nino per il tempo che dedichi a provare a colmare la nostra immensa ignoranza. A presto.