13. giu, 2018
HUTONG II
La mia nota sugli Hutong a Pechino ha suscitato un grande interesse e mi sono chiesto perché. Penso di aver trovato la risposta. Ho l’impressione che quasi tutte le persone che visitano Pechino ne ricavino la sensazione di una città enorme, caotica e del tutto anonima. In parte hanno ragione, specie per quanto riguarda il primo e il secondo punto. Secondo me però, quando si osservano le grandi megalopoli del mondo, New York, San Paolo, Pechino per indicare le più conosciute, l’angolo visuale deve esser un po’ diverso. Cerco di spiegarmi facendo l’esempio della più conosciuta, New York. E’ chiamata la città che non dorme mai (lo stesso si dice per Pechino) e indubbiamente questa è la prima cosa che viene in mente, ma di per sé non è un complimento: significa che è una città nevrotica, dove le persone corrono continuamente di qua e di là apparentemente in una frenesia senza meta e senza alcuna finalità; guardando dall’alto esse potrebbero sembrare tante formiche pronte a essere schiacciate con indifferenza da un gigantesco piede che passasse lì per caso. Eppure è proprio questo che rende New York “diversa” e affascinante. Ma per capire a fondo New York, e forse amarla, bisogna guardare oltre, cercarne la storia, l’anima.
Questo vale anche per Pechino: è una città enorme, inquinatissima, indifferente e spietata come tutte le grandi megalopoli, pronta a nascondere i suoi tesori. Tempo fa mi trovavo a parlare con un’amica italiana. Lei mi diceva che non ama la città proibita: c’è troppa folla, non si riesce a veder niente, il visitatore è sospinto qua e là da un fiume di gente che si accalca davanti alle vetrate dei vari padiglioni cercando invano di scorgere qualcosa senza riuscirci. E’ tutto vero! Io ho smesso di andarci da molto tempo. E’ molto meglio guardare un libro di fotografie, ce ne sono di bellissimi. Ma quanto era diversa la Città Proibita quaranta anni fa. Davanti all’ingresso, al margine di piazza Tien Anmen, non ancora insanguinata per sempre dalla strage degli studenti, c’erano file di coppie di sposi in abito da cerimonia che aspettavano di fare una foto ricordo seduti sui sedili anteriori di un’automobile. Il loro sogno proibito. All’interno pochissima gente. Era possibile entrare nei padiglioni, quasi toccare (era proibito farlo) il trono dell’ultimo imperatore e immaginare la vita che si era svolta in quelle stanze nei secoli passati. Oggi questa sensazione si può ricavare solo rivedendo il grandioso film di Bernardo Bertolucci.
In un certo senso anche Venezia si sta incamminando sulla stessa strada. Oggi a mio avviso l’unico momento in cui ha un senso andare a visitarla ( o piuttosto vistarla di nuovo) è all’imbrunire di una giornata nebbiosa d’inverno. Solo in quel modo si può provare a rivivere le sensazioni della storia.
La conseguenza di ciò è che, una volta adempiuto il rito di visitare annoiato la Città Proibita, il Tempio del Cielo, la grande Muraglia e, forse, le tombe dei Ming, il turista deluso è felice di andare a visitare qualcosa di meglio.
Peccato! Esistono a Pechino altri luoghi dove (ancorché posti non affollati non esistano più) è ancora possibile provare a rivivere la grande storia cinese.
Uno di questi è proprio l’area degli hutong, quelli che ancora sono rimasti e non sono ancora stati snaturati, cosa per altro molto difficile. Credo che i miei lettori abbiano percepito quanto volevo trasmettere e ne sono molto contento. Ci sono anche altri luoghi interessanti, ma questa volta voglio approfondire, per chi ne sia interessato, l’argomento “hutong” e lo farò dandovi il link di alcuni filmati che ritengo possano essere di vostro interesse. Guardateli con calma, non tutti insieme, altrimenti diverrebbero noiosi.
Comincio da un filmato “ufficiale” realizzato dalla CCTV, la televisione cinese. Esso vi porterà a visitare gli hutong come un qualsiasi turista, Ovviamente è tutto perfetto, ma è molto interessante per chi non li ha mai visti. Una guida cinese vi farà vedere le strade, qualche edificio, dei piccoli alberghi dove si può trascorrere qualche notte in maniera simpatica, i ristoranti etc.. Purtroppo il filmato è abbastanza lungo
1-
Per chi non ha tempo di scaricare questo file ( è molto pesante) ve ne propongo un altro, brevissimo ma interessante.
Il terzo, anch’esso interessante, in bianco e nero, vi fa assaporare il gusto della vecchia Pechino. E’ stato realizzato da un Cinese che durante tutta la sua vita ha cercato di tramandare ai posteri un idea di un mondo che prevedeva, con ragione, che sarebbe scomparso.
I filmati 4a e 4c vi faranno passeggiare per le stradine degli hutong, incontrarne alcuni degli abitanti e vi cominceranno ad introdurre la sistematica distruzione di questo pezzo di storia
4a-
4c-
Nei due successivi ci occuperemo di un argomento completamente diverso. Come vi avevo detto nella mia nota precedente, la vita dei Pechinesi, sia le classi più agiate che la popolazione del “ceto medio” si svolgeva negli hutong e ce n’erano di bellissimi, come la casa del principe Gong che ancora si conserva e si visita. Successivamente ci fu la caduta dell’impero, la guerra civile, il maoismo, la rivoluzione culturale e tutto andò in rovina. Molti degli hutong che non furono demoliti sono purtroppo ancora in condizioni pessime e questo non lo potete certo vedere nel filmato della CCTV ma potete farvene un’idea dai due successivi
5a-
I filmati seguenti vi porteranno nel mondo della cultura tradizionale cinese. Vi faranno infatti vedere come fin dalla porta d’ingresso si potesse, e si dovesse, capire chi dimorava in quella casa. Inoltre vi spiegheranno cosa succedeva quando si sposavano due giovani di classi diverse (e c’era una grande differenza se l’appartenente alla classe più alta era l’uomo o la donna), ed infine ad alcune altre peculiarità
6a-
Come vi ho detto nella mia nota precedente dopo le grandi demolizioni del passato, incluse quelle per la nuova Pechino costruita in occasione delle Olimpiadi (quando per altro sono state realizzate cose bellissime come il polmone verde del grande parco olimpico) si è cercato di salvare ciò che restava. Non bastava però un semplice restauro altrimenti si sarebbe creato un gigantesco museo all’aria aperta, costosissimo e di poco significato. Bisognava far “rivivere” quelle aree perché una città è “un essere vivente” e in continua evoluzione, senza però snaturarle e questa è la parte più difficile. Ci stanno riuscendo? Francamente non so dirvelo. Fatevene un’idea
Ultimi commenti
23.11 | 15:42
Grazie, leggo sempre con piacere i tuoi articoli.
19.09 | 17:02
O.K. !!!
31.05 | 14:33
Grazie a te. So bene che i miei articoli sono abbastanza "pesanti" e quindi talvolta noiosi
31.05 | 13:16
Notevole questo articolo del 30 maggio. Attendo con impazienza il seguito tra un mesetto! Grazie Nino per il tempo che dedichi a provare a colmare la nostra immensa ignoranza. A presto.