La mia conferenza Capitolo III

17. lug, 2017

La mia conferenza Capitolo III

La mia conferenza Capitolo III: I mie incontri

Credo che a questo punto sia opportuno che vi cominci a parlare di qualcuno degli incontri che ebbi e che, meglio di qualsiasi trattato, possano spiegarvi cos’era la società cinese dell’epoca. 

Le sorprese notturne 

Una domenica sera tornavamo dal solito Friendship store e la comitiva  era più numerosa del solito; c’era infatti con noi un gruppo di austriaci che ci avevano fornito una linea di produzione di sacchi tessuti. La costruzione era pressoché completata e l’avviamento sarebbe cominciato dopo una o due settimane. In pullman c’era un’atmosfera strana. A parte la solita depressione comune a tutti i ritorni, l’aria era notevolmente elettrica e gli austriaci alternavano una bottiglia di birra con un bicchierino di whisky: una miscela esplosiva. Da parte mia avevo un tremendo mal di testa di cui soffrivo in quel periodo e non vedevo l’ora di arrivare in guest house e trascinarmi a letto. Finalmente arrivammo, andai in camera, presi un paio di aspirine e andai nella mia sospirata branda. Dopo una mezzora la medicina fece effetto e sprofondai in un sonno profondo.

Dormivo già da un paio d’ore quando sentii dei colpi alla porta; decisi di non rispondere sperando che, chiunque fosse il disturbatore, desistesse dal suo proposito: niente da fare fino a quando, inviperito, non decisi di alzarmi per ricoprirlo di contumelie e precipitarmi di nuovo a letto.

Con mia grande sorpresa mi trovai di fronte la capo interprete con due sedie e tre dirigenti cinesi che conoscevo benissimo.

“May I come in?<posso entrare>” e senza aspettare la mia risposta si precipitò dentro, seguita dagli altri tre, e dispose le due sedie accanto a quella in dotazione alla stanza. Una volta “preparata la scena”, in maniera molto formale mi disse “ Ti presento Mr. Ma, direttore del dipartimento relazioni con gli ospiti stranieri e mio capo diretto, Mr. Wu, Chief engineer della società, e Mr.Peng responsabile del progetto.” E poi, rivolta ai miei interlocutori, “ Questo è Mr. Nino, responsabile della delegazione italiana”.

Strinsi la mano a tutti e li invitai ad accomodarsi. L’interprete ed io ci sedemmo ai due lati del letto. Ero molto perplesso: conoscevo i miei interlocutori da quasi tre anni e loro conoscevano me altrettanto bene. Che cosa significava quella pantomima delle presentazioni in piena notte? “Mala tempora currunt”

Mr. Wu, il più alto in grado, cominciò a parlare in cinese e l’interprete a tradurre periodo per periodo. Parlava nella solita maniera involuta e indiretta, tipica dei discorsi formali ma sostanzialmente disse: “Alcuni membri della tua delegazione hanno combinato un disastro; erano ubriachi ed hanno distrutto la sala mensa, per favore vieni a vedere.” Senza fiatare indossai il cappotto direttamente sul pigiama e li seguii per le scale e i vari corridoi. La stanza era veramente un disastro! Tavoli e sedie rovesciati, i vetri delle finestre in frantumi, i muri scheggiati da bottiglie con cui era stato fatto il tiro al bersaglio e cocci di vetro ovunque.

Ci sedemmo su delle sedie che erano state approntate all’uopo e mr. Wu ricominciò a parlare. “Ho detto al direttore della guest house sotto la mia responsabilità di non chiamare la polizia che li avrebbe immediatamente arrestati, ma qualcosa bisogna fare”. Chiesi se sapesse chi fossero i colpevoli e mi fu detto che erano tutti gli austriaci della mia società. “Meno male –pensai- non sono i nostri” e dissi al cliente che si trattava di fornitori estranei alla nostra società. Sapevo che era una giustificazione debole e la risposta arrivo immediata e diretta “Sono entrati con visti chiesti da voi e sotto la vostra responsabilità; non fa differenza”. “Hai ragione –risposi- li farò rimpatriare col primo aereo ed altri verranno a sostituirli; i biglietti saranno ovviamente a carico nostro come tutti i costi della riparazione”.  Pensavo di essermela cavata ma la risposta arrivò, di nuovo in maniera involuta ma chiara “Non va bene: in questo modo saremmo danneggiati due volte perché, considerando tutte le procedure per gli inviti e i visti ai nuovi tecnici, saremmo fermi per almeno un mese” “Questo è ciò che posso fare per dimostrarti la mia buona fede e la mia risolutezza –risposi- ma penso che tu abbia già un’idea sulla maniera migliore di risolvere questa situazione spiacevole”. Mr Wu, che conduceva il gioco ed evidentemente aveva già preparato il teatrino disse subito “ Intanto chiama il capo del gruppo austriaco e chiariamo la situazione “ Ora? non è meglio domattina?” “No, ora!”. Non ammetteva repliche e la situazione era gravissima. Mi alzai e mi diressi verso la stanza di questo signore, di cui non ricordo più il nome, sperando che fosse abbastanza sobrio. Bussai alla porta, gli spiegai la situazione e lo pregai di venire subito con me per evitare guai maggiori per tutti. Vedendo che io ero in pigiama, prese un cappotto e mi seguì in silenzio. Entrammo di nuovo nella sala mensa che si era nel frattempo riempita di tutto lo staff della guest house nonostante fosse piena notte. Doveva essere un processo pubblico! C’erano i tre cinesi schierati, di fronte a loro una sedia vuota ed in mezzo, perpendicolarmente agli altri, un’altra sedia. Tirai un mezzo sospiro di sollievo. La mia reazione immediata e decisa almeno era riuscita a tirarmi fuori dalla posizione di imputato. Per un attimo avevo temuto di fare compagnia all’austriaco nelle camere di sicurezza della polizia cinese. A questo punto dovevo cercare di evitare che ci andasse lui.

Quando fummo tutti seduti mr. Wu si rivolse all’austriaco ed esordì “Ti rendi conto di ciò che hai fatto e ne ammetti la gravità” “Io sono un uomo libero e un cittadino straniero” fu la risposta. “Lo sei ancora per la pazienza che stiamo dimostrando nei tuoi confronti, ma non lo sarai per molto se continuerai nel tuo atteggiamento sprezzante”. La cosa si stava mettendo male: il mio collega non capiva cosa stava rischiando e non potevo spiegarglielo senza che gli altri capissero cosa dicevo. Decisi di intervenire “Vi prego di scusare il mio amico: stava dormendo dopo la sbornia e ancora non si rende conto di che sta dicendo…….” Ma fui interrotto bruscamente “io sono un uomo libero e faccio ciò che credo”. Mi giocai l’ultima carta a mia disposizione e chiesi ai Cinesi di parlare in privato al mio collega. Lo presi da una parte e gli dissi bruscamente “Hai combinato un guaio grosso e stai mettendo in un angolo i tuoi interlocutori. Se insisti nel tuo atteggiamento, loro saranno obbligati a chiamare la polizia se non altro per non perdere la faccia di fronte al pubblico che hanno convocato in piena notte”. “Io sono un uomo libero” fu la risposta. Persi la pazienza “Ma dove credi di essere? Sei in Cina, capisci, C-I.N.A, per di più in una zona vietata agli stranieri. Se tu insisti porteranno te in camera di sicurezza e bloccheranno noi in questo edificio senza possibilità di telefonare con una scusa qualsiasi. Passeranno molti giorni prima che qualcuno in Italia o Austria si allarmi al punto di chiamare l’ambasciata a Pechino. E poi? Loro non potranno far altro che passare per vie diplomatiche con i tempi del caso e la loro risposta sarà una fotografia di ciò che avete fatto e probabilmente un’espulsione immediata” Avete sbagliato e ti conviene pentirti!” A questo punto finalmente capì, Tornammo alle nostre sedie e disse “ Mi rendo conto che abbiamo esagerato ma cercate di capire la nostra situazione”. La risposta fu un ramoscello di olivo, ma non senza contropartita “Va bene, non parliamone più, ma non bisognerà dimenticare e dovrete dimostrare, tu e i tuoi amici, di avere veramente capito la gravità dei vostri atti. Ora andiamo tutti a dormire perché domani ci sarà molto da lavorare”.

E certamente non lo dimenticammo. Da quel giorno infatti, fino a che gli Austriaci non partirono, furono sospese tutte le "gite premio” che erano la nostra speranza domenicale. Inoltre in cantiere (dove ormai lavoravano tutti gli austriaci) praticamente scomparvero i momenti di pausa ed il tea che, con qualche panino, serviva a creare degli intervalli supplementari, a parte il pranzo.

Nelle foto allegate sono ritratti tutti i personaggi di cui vi ho parlato.

Il gruista

Un giorno ero all’aeroporto ad aspettare, con il solito interprete, un gruppo di colleghi neofiti che stavano per arrivare. Il volo era come al solito in ritardo e ci mettemmo a chiacchierare.

Gli chiesi” da voi ci sono i sindacati?” “certo che si”, ” e di che si occupano, dei salari?” “no quelli li decidono i capi in base alle direttive del governo”.

Cercavo di saperne di più e a un certo punto chiesi “ Ma se un gruista giovane ha un incidente sul lavoro, gli devono amputare una gamba e non può lavorare, cosa succede, ha una pensione?” “Ha la tessera alimentare” “E poi?” “ e poi ci deve pensare la famglia”

Non faceva una grinza secondo i concetti storici del confucianesimo ma mi sembrava poco comunista e glielo dissi. Farfugliò qualche cosa e poi tacque. Aveva parlato troppo.

Ultimi commenti

23.11 | 15:42

Grazie, leggo sempre con piacere i tuoi articoli.

19.09 | 17:02

O.K. !!!

31.05 | 14:33

Grazie a te. So bene che i miei articoli sono abbastanza "pesanti" e quindi talvolta noiosi

31.05 | 13:16

Notevole questo articolo del 30 maggio. Attendo con impazienza il seguito tra un mesetto! Grazie Nino per il tempo che dedichi a provare a colmare la nostra immensa ignoranza. A presto.

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