16. feb, 2018
JINGJINJI Parte seconda
Prima di iniziare, vi allego il link a quattro filmati che possono essere di vostro interesse per farvi un’idea visiva dei seguenti argomenti. Guardateli con calma.
- Una serie di interviste a persone di varie estrazioni; il proprietario di un negozio, un contadino e un capostazione;
- Uno schema generale di JingJinJi;
- Come l’integrazione possa dare rapidamente un grande contributo alla riduzione dell’inquinamento; https://www.dropbox.com/s/j2glmtcy08dt9ks/C%20Cartoon%20Integrazione%20contro%20pollution.mp4?dl=0
- Una descrizione del nuovo, gigantesco aeroporto a sud di Pechino, che si aggiunge a quello esistente. Alla fine Pechino avrà il primo ed il terzo aeroporto al mondo; https://www.dropbox.com/s/f07q9zch94s5ay9/D%20Il%20nuovo%20aeroporto%20.mp4?dl=0
- La descrizione di ciò che si sta effettuando per dare acqua al nord della Cina e in particolare a JingJinJi; https://www.dropbox.com/s/0zasopufcv1e087/E%20How%20to%20provide%20water%20.mp4?dl=0
- Una visualizzazione di una delle “città dormitorio” intorno a Pechino;
E torniamo a noi. Avevo concluso la prima parte di questa nota dicendo:
Le problematiche da affrontare nei prossimi anni sono sostanzialmente tre:
- Problema sociale, ottimizzazione dei trasporti, riduzione dell’inquinamento.
- Il corollario di tutto ciò è la ridefinizione della vocazione dei tre “Parners” e lo smantellamento, la rilocazione o la creazione delle realtà industriali della nuova JingJinJi.
Oggi le voglio esaminare con qualche brevissimo dettaglio.
Problema sociale. Dal 1978 i cittadini cinesi hanno cercato di scacciare lo spettro della fame e trovare un briciolo di benessere. Cercavano quindi di scappare dalle realtà periferiche e agricole per correre dietro al miraggio delle grandi città e dell’industria, in ciò favorite dalla strategia dello Stato di far diventare la Cina “la fabbrica del Mondo”. Essi affrontarono un mare di problemi, a partire dal figlio unico e soprattutto dall’Hukou che li rendeva migranti irregolari al loro arrivo nelle grandi città. La Cina però crebbe a una velocità incredibile e diede un po’ di benessere a tutti e ad alcuni la ricchezza. Una volta risolto il problema della fame, essi si resero conto di vivere una vita grama, lavorando in maniera incredibile, vivendo ancora poveramente, con un sistema previdenziale arretrato specie quando la loro residenza era irregolare, in un ambiente molto inquinato. Cominciarono le proteste, quasi sempre tese al raggiungimento di obiettivi molto diversi e più pratici di quelli che noi ci aspetteremmo. Il governo centrale e quelli provinciali hanno avviato una serie di riforme ma ancora c’è moltissimo da fare specie per quanto riguarda l’Hukou e il sistema pensionistico. JingJinJi dovrebbe contribuire a risolvere questi problemi con la riduzione della congestione di Pechino senza ricorrere semplicemente al divieto di residenza, ma offrendo altre possibilità. Soprattutto però affrontando di petto il problema dell’inquinamento e quello dei trasporti a cui i Cinesi sono ora, e giustamente, estremamente sensibili. Queste problematiche, gigantesche in Cina, non sono però qualitativamente molto diverse da quelle che affrontammo in Italia su scala più piccola. Dall’inizio del ‘900 e fino agli anni ‘70 noi assistemmo a fiumi di emigranti verso le Americhe, l’Australia, l’Europa centrale specialmente dal meridione e dalle isole ed anche verso il Nord Italia quando queste regioni cominciarono ad avere un certo benessere. Non scordiamoci che i quartieri meridionali a Torino erano chiamati “le Coree”, che si vedevano nei bar cartelli con l'affermazione “vietato l’ingresso ai meridionali”, e che nel centro – sud si viveva negli scantinati che prendevano luce ed aria da una griglia orizzontale sul marciapiede. Non solo, ma il lavoro minorile era frequente e accettato da tutti. Poi, con l’arrivo del benessere il lavoro (allora 48 ore/settimana minimo) si ridusse a orari più normali, si cominciò a parlare di diritti e ci si accorse che esisteva l’inquinamento. Tutto il mondo è Paese. Tornando a noi, il governo si propone di allontanare da Pechino tutti i ruoli non legati alla sua funzione di capitale eccetto le grandi istituzioni culturali e di ricerca; entro il 2023 di bloccare la crescita della popolazione della città e ridurne l'inquinamento; entro il 2030 di completare l’ottimizzazione e l’integrazione del sistema dei trasporti e delle economie.
Ottimizzazione dei trasporti.
Oggi, dopo l’inurbamento selvaggio e senza regole, cominciamo ad assistere a uno spostamento graduale della popolazione dal centro verso le aree suburbane che sono in continua crescita (Fig. 1 e 2). E’ evidente la necessità di ampliare e rendere più efficienti le reti di trasporti stradali e sotterranei nell’area di Pechino. Questa rete deve essere però integrata da reti stradali ma soprattutto su rotaia e ad alta velocità che seguiranno i principali assi di sviluppo di JingJinJi. Bisogna inoltre agevolare il rapido flusso di passeggeri che si muovono ogni giorno lungo questi assi e costituiscono il 95% degli spostamenti totali. Essi sono già ben definiti e il relativo piano di potenziamento della rete è in corso di realizzazione (fig.3,4,5) passando da uno schema a raggiera a partire dalla città di Pechino per diventare uno schema multi nodale più rapido ed efficiente. A questo proposito faccio notare che una linea ferroviaria di 40 km ad altissima velocità( 450 km/h) è stata già inaugurata a Shangai per rispondere a queste esigenze. La linea ad alta velocità Pechino – Tianjin collegherà le due città in 33 minuti, un tempo largamente inferiore a quello medio necessario a Pechino per raggiungere il posto di lavoro. Qualche informazione in più sul nuovo aeroporto di Daxing a sud di Pechino (Fig. 6) e già in via di realizzazione sulla base del piano di sviluppo di JingJinJi. Esso si aggiunge al Beijing Capital airport che continuerà ad esistere. Nella JingJinJi ci saranno quindi il primo e il terzo aeroporto del mondo. Al progetto ha partecipato il prestigioso studio di architettura di Londra fondato da Zaja Hadid ed esso ha caratteristiche abbastanza innovative. Esso si estende su un’area di 47 km2 ed include un amplissimo atrio centrale aperto al pubblico, su più piani, che includerà oltre ai normali servizi, anche delle strutture atte a permettere incontri di affari fra passeggeri in transito o passeggeri (in arrivo o in partenza) e persone locali. Inoltre il design radiale consentirà di ridurre le distanze accorciando i tempi di percorrenza per i passeggeri.
Riduzione dell’inquinamento
Come sappiamo è uno dei problemi più grandi della Cina e in particolare di quest’area. I Cinesi lo pongono in testa ai loro problemi e da qualche anno assistiamo a uno spostamento di popolazione dalle aree tradizionali verso i sobborghi periferici ritenuti più salubri. E’ però sostanzialmente inutile. Due carte (fig. 7) sempre tratte da studi del Paulson Institute rendono evidente il perché. Esse coprono una gran parte della Cina e si vede (a sinistra) come le sorgenti dell’inquinamento dell’aria siano molto concentrate in JingJinJi. I loro effetti a terra però (carta a destra) si estendo per un’area immensa. Risolvere quindi il problema di quest’area vorrà dire contribuire grandemente all’inquinamento di tutta la Cina. In futuro dedicherò un’intera nota a quest’argomento ma adesso penso che sia interessante far cenno a una proposta sempre dello stesso istituto che potrebbe avere un effetto immediato. Essi partono dalla considerazione che la Cina organizzerà le Olimpiadi invernali del 2022 e questo evento sarà la presentazione ufficiale della JingJinJi perché le varie gare si terranno in aree appartenenti ai tre “partners” della nuova realtà. I Cinesi sfrutteranno certamente l’occasione per “stupire il mondo” come fecero in occasione di quelle estive. Potranno quindi far vedere quanto la Cina stia facendo per la lotta all’inquinamento globale di cui si è fatta unico leader dopo l’uscita degli USA dall’accordo di Parigi. Il Paulson Institute fa una nuova proposta in tal senso e adopera come termine di confronto la situazione della Germania e del Texas che hanno caratteristiche di territorio, di popolazione e di bisogni energetici analoghi a JingJinJi (di nuovo interi stati a confronto con una singola agglomerazione urbana dimostrano l’enormità delle problematiche cinesi). La Cina è già oggi il Paese che investe di più al mondo in energie rinnovabili e dalla fine del 2015 può mandare in rete 129 GW di elettricità eolica e 45 GW di elettricità solare (fig 8). A fronte di questa capacità di immissione in rete però, l’insufficienza della rete di distribuzione la pone al secondo posto, dietro gli USA, per quanto riguarda l’utilizzo effettivo. In estrema sintesi la proposta di Paulson è la seguente:
- Potenziare in maniera prioritaria la rete di trasmissione elettrica essenzialmente verso l’area di Pechino in maniera da sfruttare appieno la potenza “verde” esistente,
- Ampliare le stazioni di ricarica delle batterie, essenzialmente lungo le direttrici principali del traffico all’interno di JingJinJi.
- In considerazione della grande quantità di veicoli elettrici venduti in Cina (quasi seicentomila nel 2017) di cui una gran parte a Pechino e della conversione industriale della provincia di Hebei, potenziare la fabbrica di auto elettriche già esistente.
Sul secondo e terzo punto già si sta operando in maniera considerevole.
Ridefinizione industriale.
E’ il terzo capitolo di questa grande trasformazione e coinvolge largamente tutti e tre i partners. Il governo centrale sta favorendo la formazione di società miste pubblico-privato e queste hanno già in corso investimenti per oltre 30 miliardi di $ USA. La fig. 9 da un’idea generale.
Pechino. Come detto prima, si dedicherà sempre di più alla sua funzione di capitale e a un’economia focalizzata sui servizi. Già oggi molte società dell’industria pesante stanno chiudendo le fabbriche ormai obsolete e molto inquinanti o traslocando fuori dai centri urbani ad alta densità abitativa quelli esistenti e utilizzabili (fino ad ora quasi 1500). Un caso desta in me ricordi del passato ai primi anni ’80. Lavoravo a una serie di impianti di industria leggera a circa tre ore da Pechino (ve ne ho parlato ampiamente nella mia pagina “La mia Asia”). In quel periodo Shugang, la più grande acciaieria cinese, di base a Pechino, ci chiese un’offerta per un impianto di gassificazione del carbone utilizzando una tecnologia all’epoca assolutamente innovativa di proprietà della Texaco americana. Non sto a raccontarvi i dettagli ma si riusciva a produrre un gas utile per un’infinità di cose come energia elettrica, fertilizzanti etc. Io fui incaricato di fare la prima presentazione e, visto l’interesse cinese destato, subito dopo un team della mia società si spostò a Pechino per le interminabili discussioni tecniche. Io, con l’altro team, continuavo il mio lavoro a Zhou Gu Dian. C’era un però. Il mio capo mi aveva chiesto di partecipare, compatibilmente con il mio impegno di base, anche alle discussioni a Pechino e questo costituiva all’epoca un problema. Infatti io ero autorizzato a lavorare a Zhou Gu Dian e potevo andare a Pechino solo “per turismo”. Che fare? Con la connivenza del cliente con cui lavoravo, il sabato mattina presto una macchina mi portava a Pechino all’albergo in cui lavorava l’altro gruppo, e fino a questo punto nessun problema. Io però non avevo alcun albergo a Pechino e sicuramente “sfortunatamente non avrei trovato posto” per cui la sera, dopo cena, cercando di non farmi vedere mi nascondevo nella stanza di un mio collega e ci arrangiavamo a dormire lì. La mattina della domenica sistemavo il letto che si presupponeva non utilizzato e ritornavo visibile. La sera della domenica tornavo nella mia stanzetta con tutto il gruppo che era venuto per la “ricreazione “ settimanale. La cosa diventava un po’ più complicata quando dovevo trattenermi qualche giorno in più perché bisognava organizzare anche il ritorno. Il problema vero era però l’arcigna guardiana del piano che sorvegliava chi entrava e chi usciva da ogni stanza d’albergo cinese (come per altro anche in quelli russi dell’epoca) ed a cui cercavo e speravo di sfuggire. Onestamente non credo di esserci riuscito. Quasi certamente se ne deve essere accorta ed avrà chiesto istruzioni. L’inflessibile polizia cinese probabilmente avrà verificato cosa facevo, avrà chiesto a Shugang ed al mio Cliente chi ero e cosa facevo, e questi avranno parlato con le autorità per convincerle a chiudere un occhio, anzi entrami gli occhi. E’ comunque un fatto che nessuno mi disturbò mai. Certo la sera, prima di addormentarmi, avevo un certo timore di un’irruzione notturna e mi ero preparato le risposte, facendo capire qualcosa, in caso di emergenza, alla funzionaria dell’ambasciata italiana che aveva il quel periodo da gestire il problema ben più spinoso di Tiziano Terzani che era un giornalista “insubordinato” e passò i suoi guai fino all’espulsione. Lui però era un giornalista e faceva in maniera egregia il suo mestiere. Io ero un giovanotto che non aveva motivi rilevanti per trasgredire alle regole del Paese che mi ospitava, ma la gioventù ti spinge a fare tante cose. Comunque quando recentemente ho saputo della chiusura e del trasloco di Shugang in Hebei, ho visto scomparire le tracce di una parte importante della mia vita. Del resto non sono mai andato a rivedere (e non credo che lo farò in futuro) quegli impianti in Yan Shan che cambiarono totalmente la mia vita. Ci saranno ancora? Li avranno demoliti dopo quasi quaranta anni? E la guest house dove eravamo reclusi, ed era diventata per molti anni la mia casa, è ancora lì? Quando mia moglie venne in Cina per la prima volta, la portai a dormire lì, nella mia stanzetta perché non potevo non condividere con lei quell’esperienza. E’ comunque un dolce ricordo che non mi abbandonerà mai. Mi scuso per questa digressione personale e continuo.
Tianjin Continuerà a sviluppare la sua natura di grande porto per le merci in entrata ed uscita dal nord della Cina. Svilupperà ulteriormente il settore della logistica ed ha già cominciato, con il supporto di Pechino, a creare un polo di ricerca e industria avanzata come la “digital economy” e le biotecnologie (Fig. 10).
Hebei. E’ qui che avverranno, e stanno già avvenendo i maggiori cambiamenti. Come ho detto Hebei produce 11% dell’acciaio mondiale, più di Italia, Germania e USA insieme e quasi il doppio del Giappone. La Cina per questioni d’inquinamento e per le pressioni internazionali che la accusano (specie gli USA) di “dumping” nel commercio internazionale ha già iniziato a ridurre la sua capacità produttiva e molto ancora dovrà fare. Ciò creerà grossi problemi a Hebei che ha nell’acciaio e nel cemento le sue attività principali. Per essa si prevede un grande sviluppo nelle tecnologie verdi di cui dovrà diventare il “campione nazionale” (Fig. 11).
Riuscirà tutto ciò? L’unica cosa certa è che tutto il mondo sta guardando a questo esperimento, di cui però, anche se in condizioni più facili, esistono esempi a Shangai e Canton. Da parte mia, quando ho cominciato a scrivere di quest’argomento, ho trovato un’enorme bibliografia internazionale. Ho dovuto quindi scegliere: ho tralasciato gli studi storici quelli filosofici e i modelli matematici, per altro interessantissimi che cercano di spiegare la situazione e anticipare il futuro. La realtà è che la Cina è costretta ad affrontare problemi che noi in Europa non abbiamo mai sperimentato e farà da battistrada, nel successo e negli insuccessi, ad altre realtà che la seguiranno. Penso anzitutto all’India ma anche ad alcune realtà dell’Africa e del sud America che la natalità tumultuosa probabilmente condurrà a situazioni simili.
Ultimi commenti
23.11 | 15:42
Grazie, leggo sempre con piacere i tuoi articoli.
19.09 | 17:02
O.K. !!!
31.05 | 14:33
Grazie a te. So bene che i miei articoli sono abbastanza "pesanti" e quindi talvolta noiosi
31.05 | 13:16
Notevole questo articolo del 30 maggio. Attendo con impazienza il seguito tra un mesetto! Grazie Nino per il tempo che dedichi a provare a colmare la nostra immensa ignoranza. A presto.