4. feb, 2019
4/2/2019
LO SPRING FESTIVAL
Il 5 febbraio p.v. in molti Paesi dell’Asia si celebrerà il Capodanno: Spring Festival in Cina, Taiwan e Singapore, TET in Vietnam,etc. Contemporaneamente festeggiamenti più o meno grandi si terranno ovunque ci sia una comunità cinese. Ne cito solo alcuni che conosco: New York, Vancouver, Houston. A Londra l’anno scorso esso fu celebrato con una festa al 10 Downing Street, a casa del Primo Ministro. In quell’occasione ci furono festeggiamenti anche a Piazza del Popolo a Roma. Si tratta quindi di un momento di festa molto importante, secondo solo per diffusione al Capodanno che tutti noi conosciamo e celebriamo il Primo gennaio di ogni Anno.
Di questo voglio parlarvi oggi. Come succede da noi il mondo moderno ha mescolato molte usanze: per esempio in Italia al tradizionale Presepe si è affiancato, talvolta superandolo in diffusione, l’albero di Natale; i veglioni e le feste in piazza del 31 dicembre hanno quasi soppiantato la Radio e in seguito la televisione attorno a cui si raccoglievano in trepida attesa le famiglie con la bottiglia di spumante in mano pronti a fare saltare il tappo esattamente a mezzanotte in segno di Buon augurio etc.
In Cina, come da noi del resto, le tradizioni si sono conservate di più nelle piccole città che non nelle sconfinate metropoli, e sono tuttora più vive nel mondo rurale, dove in sostanza sono nate, che non nelle città. Mi riferirò alla Cina che penso sia di maggior interesse per voi rispetto al Vietnam che conosco altrettanto bene o ad altri Paesi. Vi parlerò quindi:
- Di qualche cenno storico e di come si stabilisce la data,
- Del calendario cinese e della lunga lista di celebrazioni,
- Di alcune delle miriadi di tradizioni,
- Dei cibi e delle bevande più frequenti
Il calendario cinese
Dobbiamo anzitutto considerare che il fluire del tempo è nella nostra cultura qualcosa di lineare che scorre dall’inizio del mondo ed è strettamente legato al movimento della Terra intorno al Sole. Siccome la Terra ruota anche intorno a se stessa, si rese necessario coordinare in qualche modo i due cicli finché si arrivò al calendario gregoriano che considera anni di 365 e 366 giorni salvo che una volta ogni 400 anni. In questo modo tutto risulta allineato.
Il sistema cinese è storicamente piuttosto ciclico. Il fluire del tempo ripartiva di nuovo da zero a ogni nuova dinastia. In epoca storica se ne succedettero 23 e quindi si parlava ad esempio di quarto anno della dinastia Tang e via di seguito.
Inoltre non dobbiamo dimenticare che quella cinese è stata per millenni una civiltà essenzialmente agricola, come quella mediterranea. Il tempo era quindi scandito dal sorgere e dal calar del sole, dall’andamento delle stagioni e dal ciclo lunare. Nei nostri vecchi calendari era strettamente descritto cosa si dovesse (e cosa non si dovesse) fare in ogni stagione dell’anno e secondo ogni fase lunare. Mentre il collegamento con le stagioni è facilmente comprensibile, quello con le fasi lunari lo è di meno (almeno per me) ma si tratta di una tradizione diffusa in tutto il mondo ed un motivo ci sarà: fatto sta che ancora oggi l’agricoltura biodinamica ritiene che la luna determini il movimento della linfa nelle piante come le maree e non solo questo. Anche il parto, il ciclo femminile e la crescita dei capelli si dice che siano influenzati dalle fasi lunari. Sarà….!
Alla fine dell’inverno e al momento di prepararsi per l’inizio delle nuove attività agricole si era soliti, fin dal diciassettesimo secolo avanti Cristo, ringraziare gli Dei e gli Antenati per l’anno trascorso e propiziarseli per il Nuovo Anno. Questo era il Capodanno. Saltiamo di cinquecento anni e troviamo un sistema molto più formalizzato di celebrazioni e sacrifici al Dio della cucina, quello della porta, e poi quelli della felicità, della ricchezza e della salute. Durante la dinastia Han, a cavallo dell’era cristiana il calendario prese la forma sostanzialmente in vigore fino al 1912 d.C. Esso fissava il Capodanno al primo giorno del primo mese del calendario lunare e scandiva un periodo di feste uguali in tutta la Cina in cui era tradizione che le famiglie si riunissero e celebrassero il nuovo anno a casa dell’avo comune in linea maschile.
Nel 1912, dopo la caduta dell’impero, nel desiderio di cambiare tutto fu abolito il calendario tradizionale e adottato il calendario gregoriano, esattamente come in Occidente. Fu l’unico cambiamento che l’intera popolazione cinese si rifiutò di accettare. Il nuovo sistema fu respinto a furor di popolo si arrivò a un compromesso: il calendario gregoriano venne mantenuto per tutte le attività ufficiali, le scuole, gli uffici etc. mentre si adottò il calendario lunare per tutti i festeggiamenti. Il primo fu chiamato “Yuandan” mentre il secondo “Chunjie” (Spring festival). All’avvento di Mao, 1949, lo Spring festival fu dichiarato festa nazionale. Ci fu soltanto un’interruzione nel periodo della “rivoluzione culturale” ma poi il sistema “duale” fu ristabilito.
Ma come si calcola la data del calendario cinese? E’ un sistema complicatissimo che mi hanno spiegato più volte e non ho mai capito a fondo. E’ un sistema luno-solare basato su un ciclo di sessanta giorni/sessanta anni generato da una successione ordinata di 10 “steli celesti” e 12 “rami terrestri”. Ponendoli in sequenza si arriva a una successione ordinata di sessanta periodi. Il periodo odierno è cominciato nel 1996 e finirà nel 2055 mentre il precedente è andato dal 1936 al 1955. Nell’antica Cina molti aspetti della vita erano basati su un ritmo di “steli celesti” come se essi costituissero una settimana di dieci giorni (basata forse sulle dieci dita delle mani). Il ciclo dei dodici animali del calendario cinese rappresenta i “dodici rami terrestri”. L’accoppiamento di un ramo terrestre (l’animale del calendario) e di uno stelo celeste (basato sui 5 classici elementi acqua, fuoco, metallo, terra e legno) determina l’oroscopo. Per sincronizzare tutto il sistema è necessario aggiungere periodicamente un “mese bisestile”.
Tralasciamo tutti questi calcoli ed è molto più semplice dire che, salvo rarissime eccezioni il Capodanno cinese cade nel primo novilunio fra il 21 gennaio e il 20 febbraio. Molto più semplice, no?
Non abbiamo però detto tutto. In tutta l’Asia l’oroscopo riveste un’importanza incredibile. Vi ho già detto in passato che la data della firma di un importantissimo contratto che ci fu aggiudicato in Vietnam nel 2001 fu stabilita da un oroscopo e che niente si fa senza consultare il “fortune teller”. Del resto, oroscopo o no, quell’impianto è ancora considerato l’investimento industriale di maggior successo nel Paese e a me fruttò la più alta decorazione che possa essere conferita a uno straniero. In Cina le giovani generazioni ne attribuiscono una minore importanza (ma spesso si vergognano di ammetterlo). C’è da dire che ancora oggi il terzo e il diciassettesimo giorno del calendario lunare sono giudicati infausti. Un anno terribile è quando il mese bisestile è aggiunto come ottavo (non come settimo) perché è il segno della morte. E infatti, dicono, nel 1976 morirono Zhou Enlai e Mao Zedong e ci fu il catastrofico terremoto di Tangshan nel quale morirono 250.000 persone. Nel successivo, il 1995 molti ipotizzarono la morte (non avvenuta) di Deng Xiaoping e altri disastri naturali che fortunatamente non avvennero. Nella provincia di Gansu, in quel mese sfortunato del 1995 molte persone dormirono all’aperto, terrorizzate dall’arrivo di un terremoto disastroso.
Le celebrazioni in questo periodo.
Da quindici giorni prima a quindici giorni dopo il capodanno, la mente e la maggior parte del tempo dei cinesi è occupata in una lunghissima serie di attività. Uno straniero che non avesse urgente necessità di andare in Cina per lavoro in questo periodo farebbe bene a posticipare il viaggio.
Si comincia l’ottavo giorno del dodicesimo mese lunare. Le strade, specie fuori dalle metropoli, cominciano a essere decorate, i negozi affollati e i ristoranti pieni di famiglie e amici che festeggiano, si scambiano auguri e regali. Un piatto tipico di quel giorno è il “Laba Congee” ( La = dicembre, Ba = otto). Si tratta di un congee (una specie di porrdige) di riso, basato tradizionalmente su otto ingredienti: riso glutinoso, semi di loto, fagioli rossi, semi di gingko, miglio, giuggiole, longan e semi di “Job’s tears” Vi assicuro che è deliziosa.
Il giorno 23 si chiama “vigilia preliminare” e vengono offerti sacrifici al “Dio della cucina” che è molto importante perché alla fine dell’anno va a fare rapporto all’ “imperatore di Giada” sul comportamento della famiglia durante l’anno trascorso. In base a ciò, essa verrà giudicata e premiata (o punita) al ritorno in casa del dio della cucina all’inizio dell’anno. Ciò fatto si venerano gli antenati. In pratica si mangiano a casa delle prelibatezze in onore del dio..
Cominciano gli acquisti: cibi di tutti i tipi, vestiario, e regali, regali per tutti, parenti e amici, e non bisogna dimenticare nessuno. Al mio ritorno a Roma quest’anno ero carico di regali essenzialmente destinati a mia moglie.
Si fanno le grandi pulizie. Tutti, giovani e anziani, famiglie e “single” spendono una quantità incredibile di tempo per pulire a fondo ogni angolo della casa secondo un rituale preciso volto a spazzar via il brutto accumulatosi nell’anno e far entrare il bello che porterà l’anno nuovo. Lo stesso si fa con vestiti, biancheria, utensili etc. Se del caso, si da una rinfrescata alla pittura dei muri e alla vernice delle porte. Assolutamente un gran lavoro!
Si decorano infine i muri, e specialmente le porte, con ideogrammi neri su fondo rosso volti a tener fuori gli spiriti maligni e dare il benvenuto a pace e abbondanza.
Non manca mai, dovunque, l’ideogramma “Fu”, felicità, messo sottosopra, perché in questo modo l’ideogramma è omofono con “arriva”, vale a dire “arriva la felicità”.
Il giorno 25 del dodicesimo mese lunare si prepara in casa del “bin curd” il popolare Toufu . Anche questo ha un significato simbolico. Infatti, l’Imperatore di giada in questo giorno viene sulla terra per verificare se il dio della cucina abbia detto il vero e le famiglie si comportino effettivamente in maniera sobria mangiando del cibo povero. Il giorno successivo è destinato all’acquisto di carne da mangiare durante le feste. Vi ricordo che nell’antica Cina il Capodanno era per molti l’unico giorno in cui potevano permettersi di mangiare carne che era un alimento di lusso. Il 29 è dedicato alle onoranze ai familiari defunti nel luogo della loro sepoltura.
Si arriva quindi alla sera dell’ultimo giorno dell’anno. Le famiglie si riuniscono a cena con “l’avo più anziano della famiglia", normalmente il nonno in linea maschile e talvolta il bisnonno. In questo periodo avviene ogni anno la più grande migrazione della storia: tre miliardi di viaggi! è una cosa incredibile di cui non si ha riscontro in nessun Paese del mondo, anche facendo le debite proporzioni. Quest’anno si è aggiunta un’altra previsione: sei milioni di viaggi all’estero in una settimana, per chi ha deciso di non rispettare le tradizioni. Beato il Paese che si può accaparrare una tale mole di turisti in una stagione normalmente “morta”.
La cena è spettacolare: si mangia di tutto ma non possono mancare dumplings (specie di ravioli), pesce, polpette di riso glutinoso, noodles (spaghetti cinesi), wontons (altro tipo di ravioli più simili ai nostri), spring rolls (involtini primavera), dolcetti di riso glutinoso. Questi piatti tradizionali, infatti, per omofonia vogliono dire benessere, abbondanza, ricchezza etc. Il simbolismo e l’appropriato accoppiamento di colori, odori, sapori, e di carni, pesci e vegetali di diverso tipo dominano ogni pasto cinese, e questo più di ogni altro. Ovviamente, come in ogni banchetto che si rispetti, non può mancare l’alcool. Si beve sempre brindando in un ordine preciso e con il tradizionale “Cambai” vale a dire vuotare in un sorso il bicchierino pieno e inclinarlo in modo da far vedere che è vuoto.
Dopo cena tutti a scherzare, ridere, ancora bere e guardare lo spettacolo di gala di “CCTV 1”, l’equivalente di RAI 1 che annunzia l’arrivo dell’anno nuovo. E poi…..
Petardi e fuochi d’artificio in una quantità incredibile. E’ una tradizione cinese millenaria e che non scomparirà mai nonostante i divieti. Sono poche le cose che l’autorità non riesce a imporre e questa è una, forse perché anche per loro Capodanno senza “botti” non è Capodanno. A Pechino ad esempio, dopo averli vietati, si è arrivati a un accomodamento: sono vietati solo all’interno del quinto ring. Nelle città più piccole è però un tripudio di colori e rumori senza limiti che dura per vari giorni.
Si arriva al giorno di Capodanno e il primo pasto ha la stessa importanza della cena precedente. In molti mangiano di nuovo dumpling per buon augurio perché essi hanno la forma degli antichi lingotti d’oro di tutte le dimensioni che erano usati nel commercio. In alcune regioni si preferiscono invece in noodles che non vengono tagliati ma rimangono lunghissimi e simboleggiano longevità.
Dopo il pasto arriva il momento in cui i più anziani regalano ai più giovani i “red envelops”, le tradizionali buste rosse ornate da ideogrammi augurali, che sono usate in tutte le grandi occasioni, matrimoni, funerali, etc. All’interno devono esserci banconote (non monete) il cui ammontare deve terminare con 8, numero fortunato (mai con 4 in ogni caso). Tipico è 88, anche se oggi è un po’ poco con l’attuale livello dei prezzi, per cui chi può permetterselo fa regali più impegnativi ma sempre con un numero 8 in fondo. Cominciano in questo giorno le visite ai membri delle famiglie allargate, i clan tradizionali della cultura cinese che è basata sulle relazioni interpersonali.
Il secondo giorno è anch’esso molto importante. Se infatti fino ad ora si è festeggiato in linea maschile, è questo il giorno in cui le donne sposate vanno con marito e figli a visitare i propri parenti. Oggigiorno è soltanto una tradizione, ma una volta era spesso l’unica occasione in cui le figlie sposate potevano incontrare i genitori. Salto direttamente al settimo giorno che ricorda la nascita dell’umanità. In esso si mangiano sette tipi di vegetali e un semplice congee.
Il giorno dopo si ritorna al lavoro. Infatti, oggigiorno, tre giorni sono ufficialmente festivi, due vengono recuperati lavorando nel week end precedente la festività, ed aggiungendo il week end successivo si arriva a sette.
Il quindicesimo giorno, luna piena, si celebra il “lantern festival”, di cui vi ho parlato diffusamente in passato.
Ovviamente se questo è il rituale con i suoi fondamenti simbolici e religiosi, non bisogna pensare che esso sia rispettato alla lettera nelle grandi città (in campagna è diverso), ma, anche se con una certa flessibilità, i concetti principali vengono tuttora rispettati rigorosamente.
La leggenda di Guo Nian
Nei tempi antichi c’era un mostro feroce chiamato Nian che veniva fuori dal mare l’ultimo giorno dell’anno lunare e saccheggiava i villaggi uccidendo, depredando e derubando. I contadini per salvarsi chiudevano le loro case e scappavano sulle montagne. Una volta, mentre in un grande trambusto tutti si preparavano a partire, comparve un mendicante, vestito di stracci, con i capelli bianchi e degli occhi penetranti luminosissimi. Nessuno gli diede retta salvo una vecchina che abitava alla periferia del villaggio. Lei offrì del cibo al mendicante, gli raccontò la storia del mostro e gli disse di affrettarsi a scappar via come già stavano facendo tutti. Il mendicante però chiese alla nonnina di farlo riposare una notte nella sua casa e in compenso lui avrebbe scacciato il mostro. La donna cercò di convincerlo ma non ci fu niente da fare: di fronte alle sue insistenze lo fece entrare a casa sua e scappò via con gli altri. A mezzanotte arrivò il mostro e si rese subito conto che qualcosa era cambiato: il villaggio era come al solito deserto ma in fondo, all’estremità del paese, c’era una casa illuminata. Si avvicinò cautamente, curioso e un po’ sospettoso di tanta audacia e vide che in quella casa, oltre a tante candele accese, tutte le porte i muri e le finestre erano decorate con grandi fogli di carta rossa pieni di iscrizioni. La fiera cominciò a tremare e digrignare l’enorme bocca e fece per avvicinarsi alla porta d’ingresso. All’improvviso nel cortile della casa ci furono dei grandi scoppi. Il mostro non osò avvicinarsi ulteriormente. All’improvviso la porta si spalancò e il vecchietto corse fuori, completamente vestito di rosso, urlando e ridendo fragorosamente. Il mostro, terrorizzato scappò via e ritornò nell’oscurità del mare più profondo da dove era uscito. Sul far del giorno i contadini tornarono al villaggio e furono sorpresi e felici perché, inaspettatamente, tutto era in ordine. La vecchina spiegò loro che il mendicante aveva mantenuto la sua promessa e li condusse a casa propria dove tutti videro le decorazioni rosse e i resti delle canne di bambù esplose.,il mendicante però era sparito. La notizia si diffuse in tutta la Cina e da quel momento tutti cominciarono a decorare la casa di rosso, a vestirsi di rosso, a illuminare la casa e a far esplodere innumerevoli petardi durante l’ultima notte dell’anno per tenere lontano il mostro. Lo Spring festival da quel momento si chiamò Guo Nian che vuol dire più o meno “sopravvivere al mostro Nian”
Il banchetto
Una cena cinese è in generale una cosa molto complessa perché bisogna armonizzare, come ho detto più volte, colori. sapori, tipi di cibo etc. Ancora di più ciò è importante nel banchetto di fine anno ed in quello del giorno dopo. Infatti bisogna anche tener conto del complesso simbolismo di ogni piatto, spesso basato sull’omofonia. Per esempio, i dumpling sono chiamati “jiaozi” che assomiglia a “cambio dell’anno”.. Pesce si pronunzia “Yu” che significa anche “abbondanza e fortuna”. “Nian Nian You Yu” per omofonia significa “Ti auguro abbondanza e un raccolto generoso ogni anno”. Una lista e il significato dei piatti che non devono assolutamente mancare sulla tavola è nelle figure allegate.
Il “vino”
Nella cultura cinese il “vino” è altrettanto importante del tea. Nell’antichità esso era considerato una medicina, anzi il principe delle medicine. Ma dobbiamo intenderci anzitutto sul significato di questa parola. Nell’antica civiltà agricola con la parola “vino” si intendeva grano fermentato di differente grado alcoolico. Col tempo esso passò a indicare una qualunque bevanda alcoolica derivata dalla fermentazione di frutta, inclusi i frutti di bosco, di petali di fiori, di vari tipi di graminacee, e perfino di latte in alcune minoranze. Niente a che fare quindi con il nostro vino che sta cominciando a diffondersi da non molti anni e comunque in una nicchia di mercato e in occasioni specifiche. Anche in questo caso “alcool” è omofono di “di lunga durata, eterno” e quindi nei brindisi esso significa eterna amicizia eterna felicità etc. Non esiste festa, celebrazione o banchetto senza vino. Tutti conoscono il famoso “Maotai” di sorgo o saggina fermentati. Non tutti sanno però che ne esistono diverse qualità come la nostra grappa. Quelli di modesto valore sono i più diffusi e lasciano un tremendo cerchio alla testa. Quarant’anni fa lo chiamavamo “grappa di spazzatura”, facendo appunto riferimento alla saggina, e allora erano gli unici a trovarsi sulle tavole normali. Ne esistono però varietà di colore più ambrato dei quali una bottiglia da mezzo litro arriva a costare 1000 $!
Esistono anche altri vini fra cui il “tusu wine” e il “Jiao wine” che hanno una particolarità di cui vi parlerò dopo.
Come vi ho detto altre volte, il vino si beve sempre in seguito a un brindisi e nessuno può esimersi dal farlo perché sarebbe una gravissima scortesia, specie nelle celebrazioni importanti come lo spring festival. Anche i bambini presenti a tavola devono bere almeno un goccio simbolico. La sequenza dei brindisi è importantissima e va rigorosamente in ordine di importanza o di età. Durante un brindisi bisogna tenere il bicchierino con la mano destra e sostenerlo con la sinistra e nel brindare con una persona più importante si deve tenere il bicchiere un pochino più in basso del commensale più importante in segno di rispetto. Anche quando, dopo molti brindisi può capitare di diventare un pochino “alticcio” non bisogna mai dimenticare le regole fondamentali. Vi ho menzionato il Tusu e il Jiao wine, perché, per il loro significato simbolico con questi vini sono i giovani a fare il brindisi ed a bere per primi. Dopo cena, e in attesa della mezzanotte’ si continua a bere in un’atmosfera più rilassata con indovinelli, giochi del tipo della morra etc. che però finiscono sempre con grandi bevute.
In conclusione, almeno in questo caso, al di là delle leggende che stanno poco a poco scomparendo vale la tradizione, comune a tutte le civiltà agricole secondo la quale “Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi”
祝好运、健康、佳肴伴你度过一个快乐新年
Ultimi commenti
23.11 | 15:42
Grazie, leggo sempre con piacere i tuoi articoli.
19.09 | 17:02
O.K. !!!
31.05 | 14:33
Grazie a te. So bene che i miei articoli sono abbastanza "pesanti" e quindi talvolta noiosi
31.05 | 13:16
Notevole questo articolo del 30 maggio. Attendo con impazienza il seguito tra un mesetto! Grazie Nino per il tempo che dedichi a provare a colmare la nostra immensa ignoranza. A presto.