1 luglio 1997 – Un giorno che cambiò la storia

8. lug, 2017

1 luglio 1997 – Un giorno che cambiò la storia

1 luglio 1997 – Un giorno che cambiò la storia

Il primo luglio scorso Xi Jing Ping è andato a Hong Kong per celebrare il ventennale del suo passaggio alla Cina. Pochi ricordano gli avvenimenti e le emozioni di quel giorno. Io ero lì pochi giorni prima e comprai la doverosa maglietta celebrativa. Ancora ricordo che era composta da due bande separate da una linea trasversale: in alto a destra c’era la bandiera cinese ed in basso a sinistra quella del Regno Unito; un grande pennello aveva già coperto parzialmente di nero la bandiera inglese. Soggiornai là qualche giorno per immergermi nell’atmosfera frenetica e ansiosa che imperava e poi tornai a Roma pensando che avrei visto meglio il passaggio in televisione in Italia che non nella folla che assisteva da fuori per vedere (forse) la cerimonia su grandi schermi ma molto probabilmente non avrebbe visto niente.

Così ritornai e per un lungo pomeriggio assistetti alla diretta televisiva, la registrai su una cassetta VHS come si usava allora e la conservai gelosamente. Mi rendevo conto che era una pagina storica, la tappa finale dell’impero britannico e l’uscita definitiva dell’occidente dal dominio dell’Asia che era cominciato con la Compagnia delle Indie, era cresciuto con il possesso delle Filippine e con le Concessioni delle varie potenze in Cina al tempo della decadenza e poi della fine dell’impero. Successivamente c’era stata la tragica e sanguinosa guerra nel Pacifico culminata nelle due bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki, la fine dell’impero francese in Indocina e la disastrosa guerra, ormai antistorica, degli Americani in Vietnam che segnò profondamente la psicologia americana: per la prima volta infatti una moltitudine di gente, specialmente i giovani reduci si erano resi conto di essere dal lato sbagliato della storia.

In quel giorno di luglio ’97 tutto ciò veniva cancellato per sempre e la storia del mondo prendeva un’altra strada.

Recentemente ripresi quella videocassetta, la rividi e mi trovai a rivivere le emozioni di allora con la consapevolezza di conoscere il futuro che allora si ipotizzava solamente e confrontarlo con la realtà di oggi. Ho pensato che sarebbe stato interessante proporvene almeno la parte essenziale, quindi ne ho fatto un estratto di circa mezzora di cui vi allego il link. Vi consiglio di guardare non solo la parte ufficiale della cerimonia (dove rivedrete anche Margaret Thatcher che aveva gestito il negoziato da parte britannica) ma anche qualcosa di ciò che accadde al contorno di quella cerimonia

Ma come mai Hong Kong era diventata inglese?

La costa sud della Cina (la zona che oggi è il Guandong) mostra reperti storici evidenti a partire da molti secoli prima di Cristo e Hong Kong in particolare a quell’epoca era popolata da pescatori a cui si sovrapponevano migrazioni di profughi che arrivavano dall’interno durante le varie fibrillazioni in corrispondenza dei cambiamenti da una dinastia all’altra.

Al loro arrivo in Oriente gli inglesi scoprirono questo approdo conveniente e con acque profonde e cominciarono ad utilizzarlo. Successivamente l’Inghilterra occupò Hong Kong durante la guerra dell’oppio (1840-42), la acquisì dal governo cinese a seguito del trattato di Nanchino del 1842 e l’anno seguente la proclamò colonia britannica. Nel 1898, si annesse anche la penisola di Kowloon ed affittò per 99 anni i “New Territories”. La Repubblica Popolare Cinese, non appena proclamata, non riconobbe i cosiddetti “Trattati ineguali” stipulati nei decenni precedenti ma si astenne (avendo problemi enormemente maggiori da affrontare) da ogni atto sostanzialmente ostile e mantenne buoni rapporti con la Gran Bretagna. Sotto il dominio inglese Hong Kong si sviluppò in maniera rapidissima e tumultuosa costituendo la vera porta di ogni rapporto con quella che allora era “la Cina misteriosa”. Andare a Hong Kong era un’esperienza indimenticabile non tanto per la selva di grattacieli che ne facevano una copia di Manhattan ma perché girando senza meta per strade e stradine specialmente di Kowloon si aveva la sensazione nettissima dello scontro violento fra due civiltà e due culture: da una parte le Rolls-Royce parcheggiate davanti all’hotel Peninsula e dall’altra i sampan e le giunche che attraversavano lentamente il braccio di mare prospiciente Kowloon e i grattacieli di Hong Kong sullo sfondo(vedi foto). Ciononostante in questo caos gigantesco, dove si vedevano fianco a fianco cinesi con le scarpe di pezza ed inglesi in giacca e cravatta, tutto procedeva e la città si arricchiva. Chi voleva andare nel sud della Cina senza prendere l’aereo doveva farsi portare da un taxi fino alla frontiera, scaricare i bagagli e farsi largo in un affollatissimo capannone dove si faceva il controllo dei passaporti e dei visti. Fatto ciò attraversava a piedi un ponte e si imbarcava su un pullman scassatissimo. I più fortunati avevano una macchina ed un interprete ad aspettarli per portarli a destinazione. Quanto era tutto diverso rispetto allo stesso viaggio effettuato qualche anno fa: una lucidissima BMV mi venne a prendere in albergo, l’autista caricò i miei bagagli e mi porto alla frontiera. Qui mi chiese il passaporto e mi pregò di aspettare; dopo qualche minuto mi chiese di abbassare il finestrino azzurrato che mi rendeva invisibile dall’esterno, il funzionario addetto diede uno sguardo distratto al mio viso ed io proseguii fino alla destinazione finale.

Torniamo a noi: nel 1985 Cina e Gran Bretagna, dopo un lungo negoziato, firmarono un accordo in base al quale si stabiliva che il 1° luglio 1997 tutto il territorio di Hong Kong sarebbe passato dal dominio inglese alla sovranità cinese con lo status di “regione amministrativa speciale”. Durante il negoziato, gli Inglesi furono, a parte aspetti formali, abbastanza flessibili.  Si chiedeva però che Hong Kong mantenesse per i successivi 50 anni le libertà di cui aveva goduto fino ad allora. Bisogna dire però che sotto il domino inglese c’erano notevoli libertà di pensiero, di espressione e di attività economiche ma non si poteva certo parlare di una reale democrazia: il governatore britannico infatti nominava tutti i membri del  Consiglio esecutivo e del Consiglio legislativo.

Si poteva fare di meglio in questo accordo?  Forse sì.  Il concetto di “un Paese, Due sistemi” era un concetto meraviglioso, ma quanto realizzabile? Gli Inglesi però volevano uscire quanto prima da Hong Kong anche se non potevano dirlo apertamente e il trattato aveva significativi “buchi” che lasciavano spazio ad interpretazioni discordi.

Si credeva allora (o si voleva credere) che Hong Kong (che in quel periodo aveva un PIL inferiore ma dello stesso ordine di grandezza di quello cinese) avrebbe trascinato la Cina verso le libertà occidentali e invece, come forse era prevedibile, la Cina, diventata il gigante che tutti conosciamo, sta oggi lentamente ma inesorabilmente trascinando Hong Kong verso i suoi sistemi e le sue regole. Basta vedere la “rivoluzione degli ombrelli” di qualche anno fa, i rapimenti di giornalisti scomodi etc. e infine il duro discorso di Xi Jing Ping. Il 1° luglio scorso. Infatti, durante la celebrazione del ventennale Xi ha duramente ammonito le “opposizioni” che esiste una linea rossa invalicabile ed essa non deve essere assolutamente superata! Libertà economica sì, una parvenza di democrazia di tipo occidentale anche (che gli altri cinesi non hanno), ma basta così!

L’Occidente, specialmente gli Inglesi che avevano firmato l’accordo, potevano fare di più in questi anni? Teoricamente si, ma in pratica nessuno voleva confrontarsi seriamente con la Cina su un argomento che in fondo era di poco interesse e con poche possibilità di successo. L’importante era, ed è, mantenere certe apparenze, e su questo punto i Cinesi non hanno alcun interesse ad opporsi.

Apparenze dicevo e su queste, per altro importanti specie nel mondo cinese, gli inglesi si impuntarono fin dall’inizio. Vi faccio un esempio che si riferisce proprio ai preparativi della cerimonia. I Cinesi avevano chiesto di far entrare a Hong Kong nel pomeriggio circa 5000 soldati, ma gli inglesi si opposero ed accettarono che ne entrassero solamente 500 che erano strettamente necessari per la cerimonia, ed anche su questo il governatore Patton si oppose strenuamente; gli altri 4000 entrarono dopo la mezzanotte e non lo si poteva impedire.

Ma perché tanta insistenza? Guardate la questione dal punto di vista cinese. Fare entrare 5000 soldati quando ancora Hong Kong era inglese avrebbe significato simbolicamente che i Cinesi “conquistavano” Hong Kong e “liberavano” i loro compatrioti, mentre gli Inglesi volevano che fosse chiaro che la Gran Bretagna “concedeva” e “regalava” Hong Kong alla Cina pur continuando a proteggerne gli abitanti.

Hong Kong resta comunque un punto di attrito e  la situazione è molto instabile. Qualche volta ve ne parlerò. 

Ultimi commenti

23.11 | 15:42

Grazie, leggo sempre con piacere i tuoi articoli.

19.09 | 17:02

O.K. !!!

31.05 | 14:33

Grazie a te. So bene che i miei articoli sono abbastanza "pesanti" e quindi talvolta noiosi

31.05 | 13:16

Notevole questo articolo del 30 maggio. Attendo con impazienza il seguito tra un mesetto! Grazie Nino per il tempo che dedichi a provare a colmare la nostra immensa ignoranza. A presto.

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